DICHIARAZIONE DI POETICA
Viviamo in tempi velocissimi, così veloci da perdere il senso dell'orientamento.
Il presente è già passato. Il futuro è già desueto.
Il futuro spaventa, i nostri nonni sognavano le macchine volanti, oggi temiamo carestie dalla crisi climatica.
Se ti è capitato almeno una volta di assistere impaurito alla velocità che circonda i nostri eventi e le nostre città, questo blog farà per te.
Prima di procedere, è necessario però fare uno step indietro; anzi, siccome mettiamo al bando gli inglesismi, non facciamo uno "step" indietro: facciamo una digressione.
Quando il lettore giunge al titolo "DICHIARAZIONE DI POETICA", secondo le nostre modestissime opinioni può avere una o più delle seguenti reazioni:
non sa bene cosa sia una "dichiarazione di poetica", dunque ignora e torna alle proprie faccende;
come il punto 1, in più pensa che gli autori stiano assumendo un atteggiamento troppo altisonante, per cui procede a ignorare e torna alle proprie faccende;
da un angolo remoto della propria memoria giunge un indizio; comprende che "dichiarazione di poetica" ha un sapore di antico, qualcosa che ha letto alle scuole superiori, qualcosa che forse gli avanguardisti facevano; oh no! Gli "avanguardisti"? Non si ricordava nemmeno questa parola, dunque procede a sorridere incuriosito;
come il punto 3 ma in modo più sornione; che vuol dire "sornione"?
eccetera, eccetera, eccetera.
Una dichiarazione di poetica ha qualcosa di veramente antico, era svolta dalle avanguardie storiche di primo Novecento per annunciare al pubblico le linee guida generiche della letteratura che avrebbero prodotto. Un trailer, in un certo senso.
Adesso giungo alla domanda delle domande: perché fare nel 2024 una dichiarazione di poetica? E cosa c'entra con questo blog? Soprattutto, perché aprire un blog nel 2024?
Perché l'autore qui in oggetto naviga in acque molto particolari. Si trova in questo momento tra l'isola di "Artifiscial Intelligenz", l'arcipelago di "Razzi riutilizzabili 100% Innovazione di Speis Ics" e l'atollo di "Ottimizzaz" (con un nome così ottimizzato che la tagliola della toponomastica ha pensato bene di ridurlo; ma che vuol dire "toponomastica"?). L'autore ritiene di conoscere molto bene le acque tra le isole, tuttavia, percepisce da un po' di tempo che vi sia grande confusione per chi non è avvezzo alla loro frequentazione.
Adesso vengo al dunque.
Mi chiamo Davide Angelini, nel momento in cui scrivo ho 26 anni, sono un ingegnere aerospaziale, seguo un dottorato in nanotecnologie applicate alle strutture e sono docene universitario. Io ritengo che il mondo sia molto più semplice di quanto possiamo credere; altre cose, invece, sono complesse. L'intelligenza artificiale e il suo funzionamento sono concetti di una banalità disarmante; credetemi per fede per ora, nei prossimi articoli ve lo dimostrerò. Ci sono altri fenomeni invece che necessitano di più attenzione.
Ma questo non è un simposio dove si prendono innovazioni tecnologiche e si prova a umanizzarle.
Piuttosto, dobbiamo interrogarci sul perché concetti assolutamente banali come l'Intelligenza Artificiale risultino dai contorni sfumati e arcani.
Dalle sei dita dell'astronauta ti sarai sicuramente accorto che l'immagine è generata dall'AI; forse non ti eri accorto che anche la prima del libro medievale lo era.
A mio modesto parere, la difficoltà a interpretare il presente deriva da una profonda frattura tra il mondo della Tecnica e dell'Arte.
Per Tecnica intendo tutto ciò che è chiaro, misurabile ed evidente, la perfetta catena di montaggio di un processo produttivo, un software perfetto e funzionante senza bachi, le identità matematiche (2+2=4). La Tecnica è ciò che è perfettamente conoscibile e che non è soggetto a opinione.
Per Arte intendo la Letteratura, le Arti figurative, una nuvola in cielo che sembra la figura di un gabbiano ma non sappiamo il perché, la rabbia in un passo musicale classico, la Psicologia, le espressioni dell'inconscio. L'Arte è tutto ciò che è perfettamente godibile e che è soggetto a opinione.
E' una dicotomia vecchia quanto il cucco. Physis e Techné, prendendo in prestito un po' impropriamente dei termini dal greco antico.
In ogni caso e in ogni modo, ci sono argomenti semplici che vanno spiegati con parole semplici, mentre temi complessi vanno affrontati con strumenti complessi. Se usi impropriamente strumenti complessi per problemi semplici, sei uno sbadato; se usi volutamente strumenti complessi per problemi semplici, sei un cialtrone.
Il mondo è pieno di cialtroni: gente che vende corsi online per vendere corsi online; gente che dà aria alla bocca senza sapere di cosa parla, giusto per mettere due parole fighe (trendsetters?).
Io aborro tutto ciò: parafrasando e abusando di Wittgenstein, DI CIO' DI CUI NON SI SA PARLARE SI DEVE TACERE.
Da qui il nome di Klondike Blog, riprendendo un vecchio proverbio del mondo startup: ai tempi del Klondike, chi si arricchiva non era chi si gettava nella corsa all'oro ma chi vendeva mazze e picconi.
Io proverò a darvi nuovi strumenti e nuovi punti di vista per analizzare il presente. Farò molti richiami al passato, cercando di spiegarli sempre al meglio delle mie capacità, perché il passato può insegnarci più di quanto possiate immaginare.
Perché scrivere un blog e non fare video?
Ci sarà il tempo per fare dei video, immagini esplicative e altro. Per il momento mi piace di più scrivere, non escludo altri mezzi di comunicazione.
Perché in fondo la scrittura è un mezzo di comunicazione, così come un video o un'immagine.
Instagram non è tanto diverso da Postalmarket degli anni '90.
Un podcast è un programma radiofonico che ascolti quando vuoi tu.
Le notizie dei social non sono molto distanti dai quotidiani di partito degli anni '60.
Ma questo, come altre cose disseminate nella presente introduzione, saranno spiegati in questo lungo viaggio che faremo insieme.