L'Era dei Maghi e delle Streghe
Cos'è oggi la magia, più una guida su come esercitarsi a usarla
Cos’è la magia? Esempi di magia sono volare senza le ali ma con polvere di fata come Peter Pan, spostare oggetti con il pensiero, guarire ferite, lanciare fulmini tra le mani. La definizione di magia è cambiata nei secoli e nelle tradizioni, possiamo in generale sostenere che la magia è l’abilità di compiere qualcosa fuori dall’ordinario. Un’altra caratteristica della magia è quella di essere esclusiva. Se pensiamo alle fiabe dei fratelli Grimm o anche a quelle della nostra cultura, sono pochi i maghi nella popolazione: ci sono moltissimi contadini, molti cavalieri, qualche principe, un solo re e spesso un solo mago. Il possesso della magia è dunque tanto esclusivo quanto il potere di governare.
Si può dire che la magia sia un dono. “La Spada nella Roccia” (la versione del film della Disney del 1964) si apre con una lotta tra pretendenti al trono dopo la morte del Re d’Inghilterra senza eredi. Una misteriosa spada è conficcata in una roccia, chi riuscirà a estrarla, sarà di diritto il nuovo regnante. Tutti provano nell’impresa ma la forza fisica non è sufficiente: bisogna avere il dono. I secoli passano e il paese è nel caos, viene indetto un torneo per decidere il nuovo re. Semola è addestrato da Mago Merlino ma il giorno della gara dimentica la propria arma in una locanda chiusa. Allora vede quasi casualmente una spada incastrata in una roccia ormai dimenticata e riesce a estrarla: è il dono, diventa di diritto nuovo Re di Inghilterra. La spada è riconoscimento di un diritto divino di nascita, non di qualcosa che può essere acquisito.
Se pensiamo ad altre culture del passato, la magia è sempre qualcosa di esclusivo. Poche persone avevano un rapporto privilegiato con la o le divinità: solo il Faraone aveva il potere di pregare per far sorgere il Sole; nel Mediterraneo c’erano vari oracoli (Delfi, Cuma) ma comunque erano pochi rispetto alla popolazione e ai regni presenti.
D’altro canto, se un dono è diffuso, cessa di essere tale; un potere inflazionato non è più esclusivo e perde di valore. Immaginiamo per esempio il saper nuotare. Se nessuno sa nuotare, chi riesce a farlo ha un potere in più rispetto agli altri. Se invece tutti sanno nuotare, il nuoto non è più un dono.
Può essere tuttavia un dono il nuotare in modo particolarmente veloce. Pensiamo al nuotatore più famoso di questo secolo, 23 volte oro olimpico, Michael Phelps.
Molti hanno evidenziato che il dono di Michael Phelps fosse nelle proporzioni del suo corpo, particolarmente adatte per il nuovo. Per esempio, il torso ampio e le gambe più corte danno una minore resistenza idrodinamica (fonte della foto qui). Forse Phelps aveva anche un altro dono: la determinazione. Nuotava per 13km al giorno, trascorrendo 5-6 ore al giorno in piscina, e assumeva tra le 8000 e le 10.000 Kcal al giorno, ovvero quattro volte la quantità standard di un uomo adulto. Sfido chiunque a fare qualcosa di simile. Personalmente penso che ognuno possa raggiungere dei successi straordinari se segue il suo regime di allenamento e di dieta (facendosi seguire da professionisti, ovviamente), magari non riuscirebbe a battere i record di Phelps per l’unicità del suo corpo ma comunque otterrebbe dei risultati superiori alla maggior parte delle persone; tuttavia, pochissimi sarebbero disposti a farlo, avrebbero la sua forza di volontà.
In un mondo dove l’abilità del nuoto è di facile accesso, una grande differenza è dunque la determinazione. Bisogna anche dire che non è l’unico elemento vincente. Vedo sempre più diffuse delle sciocche narrazioni di successo basate unicamente sulla forza di volontà, spesso con l’obiettivo di prendere in giro chi ne ha di meno. A volte leggo che se sei in difficoltà economiche o non sei una persona di successo (ma poi, come si definisce il successo?), allora la colpa è tua perché non hai creduto abbastanza nelle cose che fai o non ti sei impegnato abbastanza.
Sono grandi cretinate, spesso propinate da moderni Wanna Marchi che vendono video-corsi vuoti e generici. Si dimentica infatti il fattore “fortuna” (e “fortuna” in latino vuol dire “caso”, come il caso regola il risultato di un lancio di dati).
Il dono è dunque una qualità unica, oltre al possesso di tale qualità serve metterla in pratica, serve un addestramento. La magia moderna si compone allora di due elementi: dono iniziale ed esercizio. Harry Potter nasce mago ma non sarebbe diventato un abile stregone se non fosse andato alla scuola di Hogwarts. Analogamente, Giuseppe Verdi nasce con talento ma non sarebbe diventato un grande musicista senza il mentore Antonio Barezzi, che finanziò i suoi studi.
Usciamo adesso dalle fiabe e arriviamo al mondo reale. Guardiamo al mondo della conoscenza. Un tempo la cultura era appannaggio di poche persone ed era di difficile accesso; è un dono fortemente esclusivo. Ciò deriva sia da una tradizione diffusa, sia da problemi logistici, come il deperimento intrinseco dei libri: solo nel 1400 con l’invenzione della stampa il testo diventa facilmente replicabile, prima bisognava copiare tutto a mano. Anche risolvendo il problema del possesso del testo, solo 300 anni dopo, durante l’Illuminismo, si diffonde l’idea di una conoscenza libera e accessibile a tutti. “Encyclopédie” di Diderot e d’Alembert va in tal senso ma il costo di acquisto dei volumi era comunque oneroso.
Oggi l’istruzione pubblica rappresenta la democratizzazione del dono della cultura, chiunque può accedere gratuitamente (o comunque a un costo bassissimo) al sapere, chiunque può imparare a imparare. Di fatto, da quando è stata introdotta la scuola pubblica, chiunque nasce mago; la differenza sta nell’esercizio della magia, ovvero nell’impegno volto ad acquisire un sapere.
Un potenziamento ulteriore avviene con Internet. La scuola pubblica mi dà il dono del sapere ma comunque ascolto un solo docente, ho un solo tipo di spiegazioni e dei percorsi standard. Internet invece ribalta la situazione, grazie alla rete il sapere oggi è di facilissimo accesso rispetto a prima. Posso accedere a più spiegazioni e a molte più fonti, il costo di Internet è praticamente nullo rispetto ai benefici offerti. Ad esempio, l’enciclopedia Treccani è consultabile gratuitamente online; molte università offrono corsi online gratuitamente; ci sono altri corsi gratis su YouTube, dei livelli dai più base ai più accessibili.
Se la magia si compone di dono ed esercizio, dal punto di vista della conoscenza oggi grazie a scuola pubblica e internet chiunque ha il primo, serve solo applicare il secondo. Questo va oltre la sola cultura, non riguarda solo il sapere umanistico o scientifico; anche il sapere esperienziale. YouTube è pieno di video su come migliorare la propria flessibilità muscolare, come riparare tubature di casa, come curare un giardino o infinite cose pratiche. Abbiamo a disposizione un’immensa biblioteca di sapere umano, Wikipedia è solo la punta di diamante; basta solo voler ottenere quel sapere.
Viviamo nell’unica fase della storia umana in cui veramente volere è potere. Tuttavia, non vale il contrario, ovvero, non è che se non posso, allora non ho voluto abbastanza. Ci possono essere mille motivi per volere una cosa, come altri mille motivi per volerne altre o non volerle.
La vita non è solo sapere, la vita non è solo attività utile o pratica; la vita è anche dormire e riposare. Da un mio punto di vista l’aspirazione massima dell’uomo non è il successo, anche perché il successo è un concetto generico e dipende da fattori culturali e legati all’epoca in cui si vive. La vera aspirazione massima è l’equilibrio, avere ciò di cui si ha bisogno e non volere altro; è questo vivere bene.
La difficoltà è capire di cosa si ha veramente bisogno, distinguendo veri desideri da voglie effimere. “Volere è potere” ha senso solo se praticato per la vita che ognuno singolarmente vuole, non per standard che non sono nostri o irraggiungibili. Chi se ne frega dell’automobile nuova fiammante se non vi piacciono le auto, chi se ne frega di avere una barca a vela se si soffre il mal di mare, chi se ne frega delle vacanze a sciare se non piace sciare, chi se ne frega di avere una bicicletta ultraleggera se non piace andare in bici, chi se ne frega di correre una maratona se non piace correre. Il grande dramma della globalizzazione è quello di cercare stili di vita standardizzati, a discapito dell’individualità.
Se oggi nasciamo dunque col dono dell’accesso al sapere, l’aspirazione di ognuno deve essere dunque di esercitarsi per avere la vita che vuole veramente. Dobbiamo prendere d’esempio Mago Merlino, che pur avendo infiniti poteri magici, non viveva in una Reggia fatta d’oro; forse perché non la voleva veramente.




