Quando la mente vuole punirmi, mi ricorda che ho 27 anni. Prende esempi di persone illustri che a 27 anni avevano già il Nobel e 30 miliardi di dollari sul conto corrente, mentre io ho “già” 27 anni. Se la mente vuole essere un po’ più gentile, mi dice che Bezos e tanti altri sono diventati “grandi” molto più avanti, sfruttando l’esperienza acquisita prima; per cui, io ho “ancora” 27 anni.
Quest’età pone di fronte a un bivio. Fino ai 18 anni sei a scuola e non hai l’incombenza del futuro, se non quella di scegliere se continuare gli studi con l’università (e nel qual caso, decidere che facoltà seguire) oppure se iniziare a lavorare. In realtà la scelta non è libera ma è vincolata dal contesto familiare: se hai frequentato un liceo, la domanda che viene posta è “Giurisprudenza, Ingegneria o quale altra laurea?”, perché il lavorare direttamente non è contemplato. Non accade sempre così chiaramente. Al tempo stesso, i parenti hanno anche ragione in fondo, non tanto per il presunto prestigio di una laurea (Sic transit gloria mundi) ma perché è più facile campare con una professione qualificata al posto di possedere conoscenze generiche. In ogni caso, la scelta è fortemente guidata. Forse non è libera.
Durante l’università la tua unica occupazione è quella di laurearti.
“E poi?”
Questa è la domanda che viene posta dai parenti a Natale.
Quando però finisci l’università, non ci sono più scuse: devi scegliere cosa fare. Non è la società che decide per te, sei tu. Non ci sono più i parenti che indicano una strada o l’altra (magari lo fanno anche). Sei tu con le tue responsabilità.
Qui torniamo all’avere ancora 27 anni (perché magari si vuole esplorare) o già 27 anni (perché è tempo di sacrificare i propri sogni). A volte ci si sente fieri delle proprie scelte, a volte ci si sente con le spalle al muro; in ogni caso, le spalle sono solo le nostre, senza protezioni.
Sono il primo a sostenere che bisogna avere fede, bisogna andare avanti perché i puntini si uniranno nel futuro, non nel passato (qui per recuperare la riflessione). Quando però si parla della propria pelle, le cose possono complicarsi. A quel punto diventa facile “cedere” a lavori comodi, a situazioni comode: sigillare per sempre il cassetto dei propri sogni e avere una vita “normale”, un lavoro 9-18, fare un mutuo, comprare la macchina a rate, prenotare un viaggio per l’Islanda e vantarsi di non vivere a Milano per il costo dell’affitto.
Oppure, no. Continuare a combattere per i propri sogni. Fregarsene degli altri e di cosa “chiede” la società. Iscriversi a un corso di una lingua poco parlata perché sì. Farsi un tatuaggio perché sì.
La chiamano crisi dei 30 anni e forse è vera.
Il prezzo di seguire i propri sogni sono i detrattori, chi di fronte al nostro fallimento dirà “Vedi cosa si combina a fare il ragazzino ancora a 30 anni (a cugghiuniari a 30 anni)”. Ma finché il prezzo sono opinioni non richieste di chi ha già rinunciato ai propri sogni, forse è un rischio che vale la pena correre.
Recentemente sto leggendo “Antifragile” di Taleb (l’autore de “Il Cigno Nero”). E’ sorprendente come nella storia dell’uomo molte cose siano nate per caso e, soprattutto, come non abbia nessun senso fare previsioni, perché la vita è governata da fenomeni talmente rari da essere ritenuti impossibili (posti al di là della “6σ” della gaussiana, per chi mastica matematica).
Vi faccio un esempio recente. A dicembre si lanciava con fierezza sul mercato ChatGPT ultra premium maxi super a 200 dollari la mese (altro che affitti a Milano) e il mondo tech lo riteneva come assolutamente essenziale, una spesa super giustificata per essere competitivi, una panacea per la produttività, un costo irrisorio per i benefici offerti.
Cucù: il 27 gennaio fa capolino nel mondo “DeepSeek”, un’AI cinese egualmente performante e, soprattutto, che costa utilissimo e libera di essere utilizzata, replicata, modificata.
Crack.
Gratis batte il lusso. Sempre.
Tutti ci lamentiamo dell’Ikea, ma se l’alternativa costa 200 volte tanto, viva l’Ikea.
Sic transit gloria mundi.
nVidia perde il -20% del valore in un giorno.
Chi poteva prevedere DeepSeek? Nessuno. Stanno uscendo anche altre AI egualmente performanti e a basso costo.
Torniamo sul discorso principale, avere 27 anni. Personalmente l’unica cosa che mi fa alzare dal letto la mattina sono i sogni grandiosi. Non vale la pena spendersi per cose piccole. L’ho sempre sostenuto da quando ero piccolo, al liceo avevo questo poster in camera:
In realtà era in italiano e diceva “Sogna in grande” ma va bene lo stesso.
Sbaglierò, cadrò, perderò tempo. Seguirò un percorso tortuoso che non porterà a niente. E poi? E poi mi giudicherete e mi punirete.
“Vedi cosa si combina a fare il ragazzino ancora a 30 anni (a cugghiuniari a 30 anni)”.
In realtà credo che la libertà non abbia prezzo. Molti saranno anche d’accordo con me ma temo che abbiano davvero capito cosa sia la libertà.
La libertà vera, non la libertà vincolata di scegliere tra A e B. La libertà di NON scegliere o di scegliere C. Di rimandare la scelta perché sì.
Chi ha lasciato i propri sogni mi fa anche tenerezza. Sono anche convinto che più uno è frustrato, più desidera tarpare le ali agli altri. E’ una mia convinzione, non dimostrata da fatti. Ma rimane mia, pura.
Spendersi per qualcosa di non ambizioso, per me non vale la pena. O così o niente. Nei prissimi mesi tornerò spesso sul concetto di “6σ” (sigma sei, six sigma), su ciò che sta oltre la luce, oltre l’ordinario, oltre il prevedibile e il previsto.
Quindi, ho ancora 27 anni e ho già 27 anni. Se il destino lo consentirà, tra qualche anno avrò ancora 43 anni e già 43 anni. Poi avrò ancora 57 anni e già 57 anni. Infine, avrò ancora 90 anni e già 90 anni.
C’è chi invece avrà ormai 90 anni, oppure ormai 27 anni.
Bisognerebbe fare sempre sogni grandiosi
per combattere la noia e la nevrosi
e se ancora non ci credi fa come vuoi
io mi lancio verso il cielo, apro le braccia
e poi...
...Lo vedi si può volare
(Bandabardò, “Sogni Grandiosi”, qui per ascoltarla)