Blue Origin, la compagnia spaziale di Jeff Bezof (fondatore di Amazon), pochi giorni fa ha effettuato il primo volo spaziale sub-orbitale con passeggeri solo femminili. Copio e traduco dal loro sito la roboante descrizione dello stemma grafico della missione appena conclusasi:
La stella bersaglio simboleggia l'ambizione di Aisha Bowe nello stabilire grandi obiettivi, la passione per STEM e l'impegno nell'ispirare le generazioni future.
Le bilance della giustizia simboleggiano gli sforzi di Amanda Nguyễn per sostenere i diritti civili, rompere le barriere e dare potere alle persone comuni affinché creino il cambiamento.
Il microfono a stella cadente rappresenta l'impegno di Gayle King nel condividere storie importanti con il mondo.
Il fuoco d'artificio simboleggia l'influenza globale di Katy Perry [mia nota: quella Katy Perry] nella musica, nella cultura pop e nella filantropia.
La bobina di pellicola simboleggia la passione di Kerianne Flynn per il cinema, la narrazione e la creazione di belle storie.
Flynn la Mosca, il personaggio principale del libro per bambini bestseller di Lauren Sánchez, La Mosca che Volò nello Spazio, è della partita. La storia parla di superare le avversità, ispirando i bambini con difficoltà di apprendimento a perseguire i propri sogni [Lauren Sánchez è l’attuale compagna di Bezof].
Tutto bellissimo, tutto stellare e meraviglioso. Non mancano le critiche sulla patinatura femminista data all’evento dal reparto marketing. Un commento che mi ha colpito è questo: «il volo è diventato una specie di perverso funerale per un’America che una volta rendeva possibile sia il progresso scientifico sia quello femminista: è uno spettacolo che si fa gioco di queste aspirazioni appropriandosene per uno scopo indulgente e moralmente vuoto» (Moira Donegan, The Guardian).
La domanda che adesso mi pongo è questa: com’è che siamo arrivati sin qui? Un tempo lo spazio era solamente affascinante.
Riavvolgiamo le lancette dell’orologio.
Posizioniamoci nella Guerra Fredda. Attraversare la linea di Von Karman (il “confine” geografico tra la Terra e lo Spazio, a 100km da noi) implica segnare un goal nella sfida tra capitalismo e comunismo, tra il blocco americano e quello sovietico. La prima sonda mandata mai nello spazio, la sovietica Sputnik 1, emette un solo suono: bip-bip. Era un incessante “bip” sulla testa degli americani. In questo contesto inquadriamo anche la corsa alla Luna.
Se andiamo avanti nel tempo, dopo la caduta del Muro di Berlino, la Stazione Spaziale Internazionale nasce da un progressivo avvicinamento tra Stati Uniti e Russia. Negli ultimi anni abbiamo vissuto un periodo straordinariamente proficuo di ricerca scientifica spaziale comune. Samantha Cristoforetti è sicuramente l’italiana a esser stata per più tempo nello spazio, ma anche la donna della specie umana a detenere tale record (sino al 2016, record poi battuto da Peggy Whitson e Christina Koch).
L’ultima tappa di questo viaggio nel tempo è rappresentata dalla Tesla lanciata verso Marte da Space-X. La compagnia di Musk non solo possiede i lanciatori più potenti mai costruiti (senza Space-X, attualmente non si va su Marte), inoltre sono riutilizzabili. I costi dei lanci spaziali sono notevolmente più bassi rispetto al passato. In un circuito elettronico si trova scritto “Prodotto sulla Terra dagli Esseri Umani”.
Non è un’immagine digitale: è una foto vera.
Poco dopo anche Blue Origin inizia ad affermarsi come compagnia privata di viaggi spaziali più economici.
Questo magnifico scenario di ricerca umana internazionale inizia a scricchiolare nel 2022. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, come risposta alle sanzioni, la Russia decide di abbandonare il programma della Stazione Spaziale Internazionale. Di fatto, un matrimonio scientifico durato 30 anni viene interrotto. Ma non è il solo colpo basso.
Prima le missioni spaziali erano solo governative, un impegno collettivo dato da ogni contribuente per la ricerca pura. Se adesso è economico andare sullo spazio, si può fare un business. Starlink è la compagnia di internet di Elon Musk, attualmente ha in orbita più di 6000 satelliti attivi. E’ più della metà del numero di satelliti che ci sono in orbita. Offre un servizio conveniente, ovvero accedere a internet in zone remote del pianeta; allo stesso tempo, il profitto derivante va solo a una persona. E’ così che funziona il capitalismo, d’altronde.
Un punto che a volte a mio avviso dimentichiamo è il seguente: la tecnologia non è mai neutra. Mai.
A volte si pensa che la tecnologia in sé non abbia valore politico (inteso nel senso di gestione del potere) ma dipenda unicamente dall’uso che si fa di essa. Le cose non stanno così.
Ne ho parlato anche in questo articolo su chi possiede veramente le auto moderne: ognuno acquista il servizio di automobile, mai l’automobile in toto, perché la tecnologia elettronica moderna fa in modo che l’utente non abbia mai proprietà al 100% dell’auto che guida, ma solo degli optional che ha pagato. Tornerò su questo tema.
Gli astronauti oggi non sono eroi che si sono preparati per anni per quella missione. Lo scorso giugno ho ascoltato l’astronauta Walter Villadei alla “Draf Conference”, per un singolo volo spaziale ha fatto 10 anni di addestramento. 10 anni! Se invece chiunque adesso può raggiungere lo spazio, da un punto di vista tecnologico abbiamo fatto un grande avanzamento; la missione è un po’ diversa da quella di Villadei ma il concetto rimane.
Dato che la tecnologia non è neutra, chiunque può essere un astronauta purché paghi. Di fatto, le disparità intrinseche al nostro sistema economico hanno superato la linea di Von Karman.
Ecco perché dietro uno straordinario sviluppo tecnologico (perché credetemi, lo è) le reazioni sono scocciate. Lo Spazio sta diventando il resort delle Cayman che pochi possono permettersi, il biglietto del festival Coachella a €600 che quasi tutti hanno comprato indebitandosi pur di esserci.
Lo Spazio in realtà non è così ma questa è la percezione comune degli ultimi giorni. La competizione tra le aziende abbatte i costi e porta nuove soluzioni tecnologiche (ripeto: senza Musk, non si va su Marte). Il prezzo da pagare è che le regole sono uguali ovunque, sia sulla Terra, sia sullo Spazio.
Viva la competizione tecnologica comunque. Sono il primo a sostenere che la New Space Economy porterà benefici generali, siamo solo agli inizi di un nuovo mondo (o di un nuovo iper-mondo).
Dinanzi però a sconvolgimenti che colpiscono tutti, come quelli della crisi climatica, nasce spontaneo il pensiero verso una società più giusta.