Dei social network educati non convengono a nessuno
La caciara continua è un immenso business
I social network sono le pubbliche piazze di odio, insulti e vergogna. E’ una situazione che non piace a nessuno, eppure è così dall’alba dei tempi. Si potrebbe dire che in fondo in fondo tale clima ci vada bene, dato che comunque il grosso dell’informazione e dei dibattiti viene dai social, benché tutti lamentiamo del clima di scontro che si respira. Temo, invece, che le cose non siano così. Vado nel dettaglio.
Partiamo da alcuni fatti.
La maggior parte degli utenti si informa online. Nel 2023 avviene il sorpasso di internet rispetto alla televisione, lo si legge nell’ultimo rapporto Agcom “Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione” (fonte qui).
I partiti vogliono arrivare ai cittadini per convenienza elettorale, quanto spendono in media nei social? Tantissimo.
Alle elezioni europee del 2024 il Partito Democratico ha speso tra l’11 Maggio e il 9 giugno €108.900 in sponsorizzazioni sulle piattaforme Meta (Instagram e Facebook), Fratelli d’Italia invece oltre €200.000 (tratto da Pagella Politica qui). Il grafico sotto mostra la spesa solo nella settimana prima delle elezioni.
Fonte del grafico qui
Non è un trend recente, anche nel 2022 accadeva così; in grafico sottostante mostra quante inserzioni a pagamento hanno fatto i partiti per le elezioni politiche tra il 4 e l’11 Settembre 2022 (le elezioni sarebbero state il 25 Settembre, fonte del grafico: StartMag).
Un post sponsorizzato raggiunge più persone, è visibilità guadagnata.
I social network tendono a privilegiare contenuti polarizzanti e rumorosi. Ne ho parlato in precedenza in questo articolo ma andiamo nel dettaglio sul perché questo accade. Vi racconto cosa è successo nel mio podcast qualche settimana fa.
Pubblichiamo su Tiktok uno spezzone della diretta con Andrew Alberini (qui il video completo), dottorando che ricerca tracce di vita su Marte. Una parte degli spettatori non crede che siamo mai andati su Marte (o sulla Luna) e lo ha scritto nei commenti. Conto circa 16 scettici su un totale di 34 persone che hanno commentato. Se io basassi la mia analisi solo ed esclusivamente sui commenti, dovrei concludere che il 47% delle persone sono negazioniste. Invece, quel post ha ricevuto ad oggi 18.500 spettatori totali, dunque i negazionisti che hanno commentato sono solo lo 0.08% del totale.
Lo 0.08% che genera il 47% dei commenti, queste sono le proporzioni. La restante parte delle persone semplicemente non commenta, non interagisce, non ha voglia di farlo. Su un video sul pianeta Marte non è così importante dire la propria, non mi aspetto un coro di “Wow”, è la normalità.
Il punto è che le stesse proporzioni si applicano anche in politica. Stando alla copertura mediatica dei social, l’ultimo Referendum avrebbe dovuto ampiamente raggiungere il quorum, eppure così non è stato. Perché accade questo?
Il legame risiede nell’attivismo: poche persone ma molto rumorose. Ciò è legato al funzionamento della mente umana, il premio Nobel Kahneman (il padre dei bias cognitivi) in “Pensieri lenti e veloci” ha dedicato un ampio capitolo sul tema (lettura super consigliata).
Torniamo all’argomento principale, i social network educati.
Se un politico pubblica un video normale, tranquillo, pacato e sereno, farà un certo numero di visualizzazioni, supponiamo 1.000. Che commenti ci saranno sotto al video? Qualche applauso, qualche critica, un clima comunque moderato.
Se invece il politico si arrabbia contro gli avversari, alza il tono di voce, la spara grossa e urla, potete star certi che avrà 1.000.000 di visualizzazioni. La sezione commenti sarà piena di attivisti di varie fazioni: chi lo loda e lo scrive, tifoserie avversarie che augurano la forca; scontri tra le persone, commenti, confusione. Sappiamo tutti come va a finire.
Tutte le interazioni negative sono oro colato per entrambe le parti: sia per i gestori del social network (più persone rimangono nei social a commentare, più la piattaforma guadagna soldi, ne ho parlato qui), sia per la visibilità del politico (perché comunque il messaggio raggiunge più persone).
Ecco perché un social network educato non conviene a nessuno. La vera vittima è il processo democratico, perché agire di pancia non è mai un bene per un sano dibattito. Solo che questo dibattito, appunto, ormai non è più sano e forse non lo sarà più, perché nessuno vuole che lo sia.
Voglio concludere con una previsione per l’anno 2027, anche se spero con tutto il cuore di sbagliarmi. Tra due anni ci saranno le elezioni politiche (potrebbero accadere anche prima ma non è questo il punto). Ormai la tecnologia è talmente avanzata da creare dei bot falsi nei commenti, indistinguibili da persone umane. Se non sarà presa una decisione a livello governativo, internet sarà inondato di profili falsi che commenteranno ripetutamente da un lato o dall’altro. Non è una previsione futurista, è già realtà:
durante l’ultima campagna elettorale americana, Elon Musk ha diffuso un audio falso generato con l’Intelligenza Artificiale di Kamala Harris (qui la fonte, New York Times);
gli Stati Uniti nell’estate del 2024 hanno scoperto (e chiuso) “fattorie di bot” per influenzare le elezioni provenienti dalla Russia (fonte: U.S. Department of Justice, link qui; leggete anche l’articolo del Center for Strategic & International Studies qui);
un’altra analisi indipendente del 30 Settembre 2024 ha individuato 686 account falsi che hanno prodotto circa 130.000 post in 6 mesi sempre nel periodo della campagna elettorale americana (si legge qui).
Ripeto, spero vivamente di sbagliarmi, spero che nel 2027 verrò preso in giro per questa previsione.
Allo stato attuale stiamo andando verso la “Dead Internet Theory”, la teoria secondo la quale internet sarà così pieno di informazioni false e contenuti manipolati che ritorneremo all’analogico.
In tutta onestà, non so quanto possa farci male stare lontano per un po’ da algoritmi che lucrano sulla nostra attenzione.
Se hai trovato interessante questa analisi, condividila con un tuo contatto o lascia qui sotto un commento.